Viaggio tra storia, leggenda e cavalleria
Un eroe nato dal Medioevo
Nel cuore del Medioevo, quando le storie viaggiavano di bocca in bocca e i cantastorie animavano piazze e corti, nacque una delle opere più affascinanti della letteratura cavalleresca italiana: “Le avventure di Guerrin Meschino”.
Scritta da Andrea da Barberino tra il Trecento e il Quattrocento, quest’opera mescola cronaca, immaginazione e morale cristiana in un lungo viaggio che porta il protagonista dall’Europa all’Oriente, dal reale al fantastico.
Il nome “Meschino” non indica codardia o viltà, ma piuttosto una condizione di disagio e inferiorità: Guerrino non conosce le proprie origini e non appartiene a una casata nobile. È “meschino” perché senza radici certe, senza un nome da rivendicare. Ed è proprio questa mancanza a spingerlo verso un cammino che non è solo geografico, ma anche spirituale e interiore.
Un romanzo popolare, amato da secoli
Le avventure di Guerrin Meschino ebbero una diffusione sorprendente. Stampato in innumerevoli edizioni, tradotto e adattato, il romanzo rimase per secoli una lettura popolare quasi quanto i poemi di Ariosto e Tasso.
Perché tanto successo? Probabilmente perché mescolava ingredienti irresistibili:
- la dimensione epica della cavalleria,
- la meraviglia dei viaggi e dei popoli esotici,
- la moralità delle prove da superare,
- e infine il mistero delle leggende legate al territorio, come quella della Sibilla appenninica.
Non era solo un libro per dotti o nobili: era un testo che parlava all’immaginazione di tutti, dal mercante al contadino, diventando parte integrante del patrimonio narrativo italiano.