La Norcia romana
Intorno al 290 a.C. Norcia già navigava nell’orbita romana, ma da questa data dovrà passare ancora del tempo prima del suo completo assorbimento nell’Impero Romano. La prima Roma, come è noto, fu la Roma dei sette re, le cui origini erano testimoniate dai loro stessi nomi. Era una Roma monarchica che governava sulle comunità di villaggio e aveva una caratteristica peculiare: il mos maiorum, l’austerità e l’attenzione agli antenati, alla religione e alla tradizione. Il periodo dei sette re si chiuse con la cacciata di Tarquinio il Superbo e con l’instaurazione della SPQR (Senatus Populus Que Romanus), la Repubblica del 509 a.C. Roma si apre, allora, ad una politica di conquista, prima dei territorio limitrofi, poi, in un lento susseguirsi, anche del resto delle regioni allora conosciute. Questa nuova organizzazione politica e, di conseguenza logica, sociale, porta Roma a contatto con molte delle nuove culture coesistenti. La Magna Grecia e il mondo Punico-Cartaginese furono tra i punti più influenti in questo senso. Grazie a loro a Roma cominciò a penetrare un pensiero illuminato, fatto di cura dei particolari, di attenzione all’arte, alla bellezza, al lusso. La vita assume un aspetto olimpico e si esalta l’elevazione del singolo individuo. A livello politico ruoli importanti venivano assunti dai personaggi di spicco delle nuove civiltà. Pian piano la rigidità e la freddezza romana vennero dissolvendosi, sgretolando irrimediabilmente l’equilibrio fragile che univa senato e popolo. Gli aspetti greco-orientali di cui si stava mascherando Roma furono, per forza di eventi, inglobati anche da tutti quei popoli che il dominio romano teneva sotto la sua protezione o la sua minaccia. Iniziava, quindi, una nuova politica romana volta esclusivamente alla riorganizzazione delle colonie: le campagne si ristrutturarono secondo una concezione vicano-paganica: il territorio conquistato veniva centuriato, ossia diviso in lotti ortogonali che furono, poi, redistribuiti. Nel cuore dei villaggi si applicava il riassetto urbano, con l’inserimento di alcune architetture tipiche della cultura romana: le mura urbiche, la presenza di un foro come punto principale della città, arredato da importanti edifici pubblici, la formazione dei due assi stradali fondamentali delle città romane, ossia il cardo e il decumano, una viabilità minore strutturata in funzione di questa croce, il nascere di spazi regolari dove insediare le insulae (palazzi) e le domus (case padronali).
Per quanto riguarda la posizione politica affidata alle colonie tutto dipendeva dalla reazione dei popoli conquistata. Il sistema non era sicuramente fisso, ma, in linea di massima, si fondava sulla suddivisione territoriale in colonie, municipi e prefetture. Tale complicato e lungo processo venne definito romanizzazione delle colonie. Il terzo periodo romano è quello cesario-augusteo. Cesare avvio un felice periodo di conquiste, guadagnandosi la fiducia dell’esercito. Al ritorno da questa campagna guerriera si ribellò al senato, aprendo il periodo del Principato. Augusto cementerà questa nuova impostazione instaurando un vero Impero che durerà quattro secoli. Augusto riportò Roma nei limiti dell’antica concezione del mos maiorum: Roma deve rappresentare un modello, austero, tradizionale e non ellenistico. C’è un progressivo ritorno alla normalità, senza più il lusso e le concezioni importate dalla Magna Grecia. La carriera politica distingue le persone. Fino al II secolo la potenza di Roma cresce; ne sono testimonianza le tombe rinvenute, edificate a cappelline, sfarzose, ricche. Il declino cominciò nel III e IV secolo: le tombe tornano ad essere ipogee, come quelle ritrovate a Norcia. Le vere conquiste romane ebbero inizio nel IV secolo; prima di allora Roma si sviluppò parallelamente alle civiltà preromane. Norcia, che in sabino era norcai poi, con i romani (V secolo a.C.), divenne nursia, aveva ancora prima un nome di origine etrusca: nortia, che derivava dalla divinità della fortuna. Le conquiste romane arrivarono in concomitanza con lo sviluppo di Norcia. Roma lasciò libertà ai sabini, in quanto appartenenti alle origini e alla storia romana; tutto ciò finchè Roma non decise di muovere guerra ai popoli del Sannio, la regione che, in termini attuali, comprendeva i territori dell’Abruzzo, della Basilicata e del Molise. La Sabina si trovava proprio nel mezzo tra l’Impero Romano e il Sannio. Roma riuscì a conquistare i sanniti, nonostante questi avessero ottenuto dai capi sabini il libero accesso nei loro territori durante lo svolgersi della guerra. I sabini si trovarono a pagare lo scotto per aver violato l’alleanza: un esercito consolare romano si stava muovendo nella loro direzione. I Sabini, saputa la notizia, organizzarono la loro difesa distribuendo le proprie risorse belliche sulla molteplicità dei punti focali da difendere, un errore questo che facilitò l’avanzata dell’esercito di Curio Dentato. La conquista definitiva della Sabina avvenne nel 290 a.C. La sottomissione, come avvenne per tutte le colonie romane, pose Norcia sotto la riorganizzazione romane in funzione del “modello uniformante di romanizzazione”. L’opera cominciò dalle campagne, nella fattispecie la Piana di Santa Scolastica: i territori furono confiscati e riassegnati ai coloni romani. Nei centri urbani la cittadinanza romana venne concessa solo previa riserva, ovvero si negava ai nuovi cittadini il diritto di voto (=civitas sine suffragio). Per Norcia la situazione cambiò, però, rapidamente, in quanto già nel 268 a.C. venne concessa ai nursini la piena cittadinanza romana e, pertanto, poterono essere inscritti nella tribù Quirina, godendo in questo modo di tutte le agevolazioni che al tempo erano previste per gli appartenenti alle tribù. Nel 205 a.c. Norcia divenne prefettura, ossia un distretto territoriale amministrato da un prefetto nominato da Roma. Dopo la guerra sociale avuta agli inizi del I secolo a.C., Norcia divenne municipio, passando sotto il controllo di 4 magistrati, 2 preposti alla giustizia e 2 alla manutenzione della città. La forma municipale veniva adottata esclusivamente per tutte quelle colonie che non avevano avuto bisogno di essere distrutte in fase di conquista e che, quindi, si trovavano ad essere potenziate in termini romani nella loro preesistente struttura. La romanizzazione di Norcia la fornì di mura urbiche in opera incerta, ovvero con blocchetti di pietra legati tra loro da malte, e con fondamenta costruite in opera gettata a sacco. All’interno delle mura spiccavano i due assi stradali principali delle architetture urbanistiche romane: il cardo e il decumano; ovviamente Norcia si era dotata di un foro, il centro di maggiore importanza della città.